Il mio amico Bruno (Scena: all’agenzia di Piazza Dante) - Patrizia, se non la pianti di battere con le dita su quella tastiera ti scaravento il computer fuori dalla finestra! - Ma Bruno, sto caricando due case… - Ma cosa carichi?? Ma dove le carichi?? - Nel sito: nel nostro nuovo sito. - Ma cosa vuoi caricare? Le case sono fatte di mattoni, non di aria! Bisogna andarci con le gambe, non con internet! - Guarda che sta funzionando, Bruno: ci sono diverse mail di persone che ci scrivono per fissare un appuntamento. - Ma quale mail! Se uno vuol vedere una casa, telefona in ufficio e muove il culo per venire di persona. Altrimenti vuol dire che non gli interessa ed è meglio che si tolga dai piedi: io non so cosa farmene dei perditempo. I clienti vanno guardati nelle palle degli occhi, se no non capisci chi hai di fronte. - Ma se hai appena speso un sacco di soldi per farti fare un sito e una casella postale! - Per forza!! Ce l’hanno tutti ormai, sembra che sia obbligatorio, sì che so… Non potevo essere l’unico che non ce l’aveva. Ma io in queste cazzate non ci credo: io credo nei contatti personali. A proposito, dove sono Beppe e Rinaldo? A quest’ora dovevano essere già qui con le nuove case acquisite. - Hanno telefonato poco fa, vengono nel pomeriggio verso le tre. - Verso le tre! Ma sì, prendiamocela comoda! Sono le dieci del mattino, cosa cavolo ci fanno in giro fino alle tre? - Magari andranno a mangiare a mezzogiorno, che ne dici? - Va be’, tanto hai sempre ragione te. Ma cos’è tutta ‘sta polvere? Non è venuta la donna delle pulizie? - È venuta, Bruno, ma ha detto che se continui a portare il cane e il gatto non viene più, perché è inutile pulire: dopo cinque minuti ci sono peli dappertutto. Poi Pippo ha fatto la pipì in bagno. - E dove doveva farla? - In bagno per terra, Bruno! Comunque ha detto che se ci sono loro non viene più. - Ma è scema? Mao e Pippo non si toccano! A proposito, dove sono? - Sono andati a fare il loro solito giretto quotidiano. - Vada al diavolo quella stupida donna, ne cerchiamo un’altra. - Eh, fosse facile… - Cerchiamo di non perdere tempo, per favore: dov’è il planning? - Lo sto compilando sul pc. - Ma quale pc?! Te l’ho detto, se non la pianti te lo butto dalla finestra! Il planning di carta, Patrizia: di carta!! - È sulla tua scrivania. - Carta e penna ci vogliono, altro che piccì. Stilografica e inchiostro, come una volta. Dove sono i miei occhiali? - Sul tuo naso. - Oh, vediamo un po’… C’è segnato alle dieci un appuntamento per la casetta di Baldissero da sessanta milioni: sono le dieci passate, dov’è il cliente? Cominciamo subito bene, in ritardo al primo appuntamento! - È già arrivato da venti minuti: l’ho fatto accomodare nella saletta. E’ un ragazzo molto giovane, lo vedrai: un gran bel ragazzo. - Ma cosa me ne frega a me se è un bel ragazzo? Non sono mica finocchio! - Non urlare così forte, Bruno: quel poveretto avrà sentito tutto. - Meglio, almeno saprà che non ho intenzione di mettergli le mani addosso. Vado nella saletta. (Scena: nella saletta dell’agenzia) - Buongiorno: sono Bruno, il titolare dell’agenzia. - Piacere. Mi chiamo Emmanuel Kellermann, sono qui per… - Lo so, per la casetta di mattoni di San Quirico. Posso darti del tu? Sei molto giovane. - Certo, signor Bruno. - Te lo dico subito, così evitiamo un viaggio a vuoto: la casetta è carina ma un po’ piccola, adatta per una o due persone al massimo. - Be’, io sono solo. - Per adesso. Ma avrai una fidanzata o qualcosa del genere e prima o poi ti farai una famiglia, no? A quel punto la casetta ti starà stretta. Posso proportene una più grande un po’ più in là, verso Chieri. - No, grazie, signor Bruno: quella casetta è proprio quello che cerco. Non sono fidanzato e non intendo farmi una famiglia, almeno nell’immediato. - Anche te? Io sono molto più vecchio di te, ma la penso allo stesso modo: niente donne tra i piedi. Io vivo ancora con la mia vecchia mamma e ci sto benissimo. - Be’, nel mio caso la situazione è un po’ diversa, non sto a spiegarle. E poi ho promesso a mio padre che non mi sarei allontanato molto dalla mia famiglia, massimo venti minuti di macchina dalla zona di Castiglione, per cui Chieri è già un po’ troppo distante. - Allora può essere che quella casetta vada bene per te. Ma dammi del tu, se no mi fai sentire troppo vecchio! - Va bene, signor Bruno… Cioè, Bruno. Ci proverò. - Oh, bravo ragazzo. Quindi sei solo? - Sì, sono solo. O meglio, sono con il mio cane, una grossa femmina meticcia. - E dov’è adesso? - In macchina, nel mio fuoristrada. Con i finestrini aperti. - Ah, anche te ami i cani! Bene! Io voglio bene alle bestie, mi piacciono più delle persone, sai? Io ho un cane e un gatto. E ho anch’io un fuoristrada, un Mitsubishi Galloper che è la fine del mondo. - Bella macchina: io ho un modesto Suzuki Vitara di seconda mano. - Insomma, non c’è male come prima macchina. Mi sei simpatico, ragazzo: abbiamo delle cose in comune. - Grazie, Bruno. - La casetta la vuoi comprare o affittare? Perché i proprietari… - Sì, lo so: i proprietari sono disponibili a entrambe le opzioni. Per il momento la vorrei affittare. In realtà, ad essere sincero, io la casetta la conosco già: me l’ha fatta vedere un mio amico che vive da quelle parti. Naturalmente ho visto solo l’esterno: per l’interno ci vogliono le chiavi. - Io, se fossi in te, proverei a comprarla con un mutuo: costa relativamente poco per la zona in cui è, e io sono in ottimi rapporti con un paio di banche locali. Sono praticamente sicuro che ti darebbero un mutuo all’80%: ti resterebbe da pagare una cifra ridicola. - La ringrazio… cioè, grazie, Bruno, ma per il momento preferisco di no. E poi chi farebbe un mutuo a un ragazzo di diciannove anni con un contratto di lavoro temporaneo? - Te non stare a preoccuparti, ci penserei io. Avrai pure un padre che possa farti da garante, no? - Sì, penso che mio padre lo farebbe, ma non voglio: voglio cavarmela da solo. - Bravo ragazzo, anch’io ho sempre cercato di tirarmi su le mutande da solo. Non c’è gusto a farsi strada nella vita a calci in culo e raccomandazioni: un uomo deve farcela con le sue forze. - Sono d’accordo. - Poi, se cambi idea, siamo sempre in tempo a chiedere il mutuo. Comunque credo che la casetta faccia proprio al caso tuo. L’affitto è onesto: quella zona è piuttosto cara. Sono cinquecentomila lire al mese. - Lo so, grazie. Credo che sia alla mia portata. - Bene. E adesso ti faccio vedere l’interno: in questo momento c’è libero Umberto, ti accompagna lui. - Perfetto. Chi è Umberto? - Quel bel ragazzo con la spider rossa parcheggiata qua sotto. (Urlando dalla finestra) Umberto, lo porti te alla casetta di Baldissero? - Senz’altro. - Bella macchina, Umberto! - Sì, non c’è male. - Eh, Umberto sa come piacere alle donne… Noi ci rivediamo alla fine della visita e scambiamo quattro chiacchiere al bar Giardino, sei d’accordo? - D’accordissimo, Bruno. A fra poco. - Seguimi, giovanotto. (Scena: più tardi, al bar Il Giardino di Castelnuovo Don Bosco). - Te cosa prendi? - Un succo d’ananas. - Non bevi vino? - Sì, lo bevo, ma di solito non a quest’ora. - Meno male, diffido dei maschi che non bevono vino. Per me va bene qualsiasi ora. Francesca, per favore, portaci un succo d’ananas, il mio solito bianchetto e un po’ di stuzzichini. Sai, io ho un po’ di diabete e posso bere solo l’Arneis. - Cos’è? - Come cos’è? È un vino bianco locale che arriva dal Roero. È leggero e secco, e non fa male. Grazie, Francesca. Alla tua salute! - Altrettanto. Buoni questi stuzzichini, non sono le solite patatine o noccioline salate. - Eh, qui ci sanno fare: è un bar storico di Castelnuovo. Allora, com’è andata la visita? - Molto bene: la casetta mi piace, anche gli interni non sono male. Dev’essere solo rimessa un po’ in sesto. - Se ti serve conosco degli albanesi che sono bravissimi a ristrutturare le case e costano poco. - Grazie, ma credo di non averne bisogno: in questo momento lavoro per un’impresa edilizia. - Allora sei a posto. Più che altro bisogna verificare che l’impianto di riscaldamento funzioni: la casa è collegata a un bombolone di gpl e ha una caldaietta a gas, ma è da un bel po’ che nessuno lo usa. Ad ogni modo c’è anche un vecchio potagé, con quello ci scaldi perfettamente tutta la casetta e non spendi praticamente niente: con qualche pezzo di legno sei a posto! - Ragione di più per scegliere quella casa. - Anch’io ho un potagé a casa mia, è la soluzione migliore. Il giardino come ti è sembrato? Immagino che sia piuttosto in disordine, dopo tutto questo tempo. - L’erba è così alta che mi arrivava alle ginocchia e ci sono rovi e sterpaglie dappertutto. C’era perfino una biscia fuori stagione. Ma questo non è un problema per me: mi piace occuparmi di giardinaggio e posso contare sull’aiuto di una persona: lo rimetterò a posto e sono sicuro che diventerà molto bello. C’è anche un magnifico rampicante sulla parete d’ingresso, credo che sia un glicine: non si capisce bene perché non ha più le foglie. - Sì, è un glicine: una piantaccia invadente, faresti meglio a tagliarlo. - No, non ci penso proprio a tagliarlo: ora è disordinato, ma una volta potato credo che sarà bellissimo. - Mi piace avere a che fare con te, ragazzo: sei uno di poche pretese e hai le idee chiare. - Grazie del complimento, anche se non credo di meritarlo. - Ma dimmi una cosa: a te non interesserebbe lavorare con le case? Perché io sono sempre alla ricerca di collaboratori, ma voglio gente sveglia, in gamba. - Tanto sveglio non credo di esserlo, ma penso che mi interesserebbe: mi piacciono molto le case. Se non sbaglio però ci vuole una specie di licenza. - Ci va il patentino. - Io non ce l’ho. - E be’, puoi sempre prenderlo. Che scuola hai fatto? - Il liceo classico. - E allora che problema c’è? Lo prendi di sicuro. Comunque per incominciare, sempre se ti va, possiamo anche fare una cosa alla buona: vai un po’ in giro, parli con la gente, vedi se ci sono delle case in vendita, e poi me lo dici. In pratica fai il procacciatore. La maggior parte dei miei collaboratori fa così, altro che patentino. Tutti mi dicono: “Ma perché stai delle ore al bar invece che in ufficio?” Sono dei fessi, pensano che io stia qui a perdere tempo. - E invece? - E invece è proprio al bar che si fanno gli affari più importanti da queste parti. La gente viene, si siede a bere con te, parla del più e del meno, e intanto salta fuori che uno vende casa e l’altro la cerca, e io li metto in contatto. Si fa così a Castelnuovo, altro che i computer e quella robaccia elettronica. Io li odio i computer, li butterei dalla finestra. - Siete gente all’antica. - Macché all’antica! Siamo gente con la testa sul collo. Le case sono fatte di mattoni, non di foto su internet. E il mattone, ragazzo mio, non tradisce mai. - Questo non lo so, Bruno: e se ci fosse una crisi? - Finora non mi ha mai tradito. Comunque da noi, qui, gli accordi si fanno ancora alla buona, al bar o al ristorante, e solo dopo ci si siede al tavolo di un notaio. Bisogna guardarsi in faccia e capirsi bene. Se uno dovesse stare dietro a tutte le regole e le leggi che ci sono in Italia, non batterebbe un chiodo, te lo dico io. - Sì, ho sentito spesso anche mio padre e mio fratello dire così. - Perché è vero! Sono leggi comuniste. Te sei mica comunista, per caso? - No, non credo di esserlo. - Meno male, se no ti mandavo a stendere subito. I comunisti sono la rovina dell’Italia. Io sono iscritto alla Lega, lo sai? Qui abbiamo una sezione molto forte, gente convinta, seguaci di Miglio. Ce la metteremo tutta e vinceremo. - Ve lo auguro, ma il nemico è molto forte. - Chi, i comunisti italiani? Ma non farmi ridere, sono delle pappe molli! - No, non i comunisti italiani: mi sa che il nemico è un po’ più internazionale. Ogni tanto sento i discorsi che fanno mio padre e mio fratello e mi pare che non ci sia niente di buono in arrivo. - In che senso, scusa? - Non lo so, vedo delle nuvole scure all’orizzonte. Credo che si preparino tempi duri, anche per questo sto cercando di lavorare subito. Io non ci capisco gran che di politica e non voglio interessarmene, ma questa storia dell’Unione Europea e dell’euro, per esempio, non mi piace affatto. Non credo che i politici vogliano il nostro bene, non l’ho mai creduto. - Sfondi una porta aperta: io sono per la lira. Ci credo poco al tallero di Bossi, anche se sarebbe bello avere una moneta padana. - Sarebbe un po’ buffo, no? Però si potrebbe provare. - Mi piaci, ragazzo: hai una mentalità aperta. Mi ricordi una signora che ho conosciuto da poco, una che se ne intende di computer. - Ma non hai detto che non puoi soffrire i computer? - Infatti li odio, ma lei mi sta facendo dei disegni da mettere nel sito, robe animate. Non so come ce li infila, ma ci riesce. Mi ha disegnato un pollo che cammina sopra i tetti di Castelnuovo, mi ha fatto proprio ridere. - Dev’essere un tipo simpatico, quella signora. - Per niente: è acida e antipatica, tutta rigida come se avesse ingoiato un manico di scopa. Però mi piace lo stesso. Come amica, eh! Te l’ho detto che non voglio femmine tra i piedi. - Anch’io ho una grande amica, una signora di Capoverde. - Ah, una di colore? E come fai ad avere come amica una di colore? - È una creatura adorabile, credimi. - Ma è bella almeno? Le capoverdiane spesso sono belle. - No, è bruttina. Ma le voglio un sacco di bene. - E va be’, contento te… Nera e pure racchia. Comunque adesso bando alle chiacchiere: torno in ufficio, ti preparo un contratto di affitto fatto come si deve e domani passi a firmarlo, va bene? - Perfetto. - Ricordati di portare i tuoi documenti e due mensilità come cauzione, più una per l’agenzia. - Sì, lo so: le ho già preparate. - E pensaci alla mia proposta, eh! Sono serio, mi piacerebbe lavorare con un ragazzo sveglio come te. - Grazie della fiducia, Bruno, ci penserò. A domani!