- Eccomi, Gianni: sono pronto per andare. - Addirittura in anticipo, tesoro! Meglio così, avremo più tempo per noi. Mi metto la giacca e partiamo subito. - Con che macchina andiamo? - Ma che domande, cucciolo: con la Smart. Altrimenti come faccio a fotografarla? - Ah, pensavo che fosse già sul posto. - E come ci sarebbe arrivata? Con la forza del pensiero? No, sono andato a prenderla personalmente io ieri pomeriggio alla concessionaria: è parcheggiata a pochi metri da qui, non l’hai vista? - No Gianni, non ci ho fatto caso. Del resto si mimetizza facilmente, è solo mezza macchina. - Oh, ancora con questa storia della macchina segata in due… Ti piacerà, vedrai. - Ne dubito, non è il mio genere. - In effetti il tuo genere è più tipo vecchio fuoristrada un po’ scassato. - Scassato un corno! Il mio Suzuki è in perfetta forma. - Massì, dai, scherzavo. Non prendere tutto sul personale… - Mah, insomma. Non mi pareva che stessi scherzando. - Tesoro, lo sai che mi fa impazzire vederti arrivare in groppa al tuo vecchio e fedele destriero: sei il mio cavaliere preferito, ogni volta che freni sotto la mia finestra mi dai un brivido di emozione. - Quando hai finito di prendermi per il culo mi avvisi? - Ma figurati sei prendo per il culo il mio marmottino! Magari potessi… Ma sappiamo entrambi che non è possibile e ci amiamo lo stesso. - Sì vabbè. Ma la sorpresa che mi dicevi? - Ci aspetta al bar qui sotto, amore mio. Vieni, resterai a bocca aperta. (Scendono le scale. Rumore di automobili e di traffico cittadino. Entrano al bar). - Here we are, Aaron: are you ready to go? - Yes, sure. - Emmanuel, ti presento Aaron. Aaron, this is Emmanuel. - Nice to meet you, Emmanuel. - Be’, cucciolino, non lo saluti? - Io... sì, certo. Hi, Aaron. - Shall we go? - Let’s go. - I'll pay the bill, you can start going. Wait for us out here and follow our car. - Okay. (Aaron esce, Gianni paga il conto ed esce con Emmanuel). - Aaron ci segue in moto: la Smart Fortwo, come dice il nome, è solo per due persone. Del resto è una splendida giornata di sole e lui ha una Yamaha YZF-R1 che è la fine del mondo. La benzina gliela pago io, ovviamente. - Capisco. - Vieni, sali in macchina: ti va di guidare o preferisci che guidi io? - Guida tu, Gianni: io a malapena ci entro, in questo coso. - Esagerato. (Avvia il motore e partono. Rombo della Yamaha alle loro spalle. Qualche minuto di silenzio). - Allora, tesoro, hai perso la lingua? Che mi dici della sorpresa? - Sono senza parole, Gianni: è un figo spettacolare. - Vero che è da brividi? È un Métis canadese, per la precisione un Menominee, della famiglia degli Algonchini per interderci. Sai, loro sono famosi per alcune loro tradizioni di una bellezza folle: per esempio, una volta all’anno due vergini sposano le reti da pesca. - In che senso le sposano? - Ritualmente, cucciolo: e come se no? Le reti da pesca, che io sappia, non hanno organi sessuali. Poi coltivano il mito dell’eroe Gluskap, che liberò le acque sequestrate dal drago. - Fanno uso di stupefacenti? - I loro sciamani certamente sì, come tutti gli stregoni. - No, io dico in generale: raramente in vita mia ho sentito delle cose più demenziali. - Non ti rapisce il fascino di queste antiche tradizioni? - No, non mi rapisce. - Che cuore duro che hai, amore: del resto, lo sapevo già. Ad ogni modo non è tutto qui: fanno disegni geometrici simmetrici, per esempio doppie spirali, e la loro cultura è incentrata sulla scorza di betulla. - Davvero emozionante. - Tutto ciò comunque non giustifica la permanenza nelle riserve del Canada di uno gnocco stellare come Aaron. È di una bellezza da suicidio. Guardalo adesso nel retrovisore: effetto Daniel Day-Lewis ne “L’ultimo dei Mohicani”, ferma il cuore in petto. - Già. Davvero mozzafiato. - E quindi ha pensato, giustamente, di tentare la carriera di fotomodello ed è venuto a Milano. Io, appena ho visto il suo book, ho telefonato all’agenzia e ho detto senza mezzi termini: “Questo ragazzo è mio”. Figurati se mi lascio sfuggire un’occasione del genere: questo buca lo schermo, straccia l’obiettivo. - Indubbiamente. Posso sapere, quindi, che bisogno avevi di me oggi? - Amore marmottino, ma cosa mi fai, il sostenuto e l’offeso? Sei arrabbiato con me perché c’è un altro bellissimo nella mia vita? - Gianni, ti ho semplicemente fatto una domanda e gradirei avere una risposta: a cosa servo io oggi? O se preferisci: mi hai fatto venire qui solo per farmi vedere la tua ultima conquista? - E se anche fosse? Adoro condividere con te le mie cose, lo sai. - Ti ringrazio, ma alcune cose ti prego di tenertele per te. - Cucciolo, su, non farmi quel musetto brutto… - Una volta me lo chiedevi tu, di farti il musetto “brutto brutto”. - E infatti mi piace ancora da impazzire! Non ti dico cosa le farei, a quella boccuccia capricciosa. - Proprio niente, direi, a giudicare dalla notte che abbiamo trascorso insieme. - Oh, quella notte… Cucciolo caro, non posso dimenticarla. Ma questo accade perché ti amo: se non ti amassi ti farei le peggio cose, credimi. - Curiosa logica, ma vabbè, faccio finta di crederti. - Non è affatto curiosa. Mi sa che tu sei troppo giovane per avere visto un film di tanti anni fa, “Il bell’Antonio”, tratto da un romanzo di Brancati: se lo avessi visto capiresti molte cose. - No, non l’ho visto: lo cercherò da qualche parte e me lo guarderò con calma. - Ma veniamo al dunque. No, amore, non ti ho fatto venire qui solo per esibire la mia ultima conquista, come la chiami tu: tu sei e resti il mio marmottello preferito, per cui oggi farai delle foto insieme ad Aaron. - Cioè, fammi capire: tu penseresti di mettere in campo due ragazzi alti uno e novanta per sponsorizzare una city car grossa quanto un topo? - Sì, tesoro! - Ma che senso ha? È una cretinata, scusa se te lo dico: un tizio fighissimo con un fisico spettacolare va in giro su una Yamaha, esattamente come fa lui, non su una Smart! E per di più con un altro ragazzo? E cosa ci fanno esattamente due come noi insieme su una Smart? - Ma non capisci? È una trovata pubblicitaria formidabile! È proprio quello che si domanderanno tutti: “ma che diavolo c’entrano questi due con la Smart?” E cominceranno a formulare le ipotesi più fantasiose, approdando poi alla più ovvia: sono gay e sono lì per farci sesso. E il gioco è fatto. - Cosa? Ma ti ha dato di volta il cervello? Due così alti che fanno sesso in una Smart? Ma non ce la potremmo fare neanche reclinando il sedile, dai, che cazzata. - Sì, tesoro. È proprio l’assurdità la chiave di tutto: tutti penseranno alla fatica terribile che faranno quei due poveri ragazzi per spogliarsi a vicenda lì dentro, strappandosi gli abiti a morsi e sbattendo i gomiti contro tutti gli spigoli, e ne dedurranno che solo una passione erotica cieca e travolgente può spingerli ad abbattere tutti quegli ostacoli. - Oppure, più semplicemente, ne dedurranno che se ne vanno a scopare in un motel e stop. - No, tesoro, perché non ce la fanno a resistere: ormai l’urgenza della passione li ha travolti. Insomma, una pubblicità del genere non potrà certo passare inosservata. E poi giocheremo molto sull’ambiguità: lui così nero e tenebroso, un giovane bellissimo demone, che tiene avvinghiato un angelo biondo indifeso con un musetto brutto brutto… - No senti, Gianni, io questa cazzata non la voglio fare: pensa un po’ se la vedono i miei o Antonia… - Guadagnerai un bel po’ di soldini, amore mio. - Eh pazienza, vorrà dire che farò il muratore ancora per un po’. Non mi va di prostituirmi. - Gioia, ti prego: non darmi questo dispiacere… Ho già in mente tutto il servizio fotografico, scatto per scatto. Ci tengo tanto, sai? Per me è una grossa opportunità di carriera. E il posto dove stiamo andando è fantastico, ti piacerà moltissimo. - Gianni, cazzo, mi stai chiedendo veramente troppo… - Marmottino -ino -ino… - E va bene, non mi va di deluderti. - Ti amo, cucciolo. - Eh, anch’io ti voglio bene, altrimenti ti avrei già mandato a stendere. - Ah, una cosa: Aaron non parla italiano, per cui dovrò rivolgermi a voi due in inglese. - Non è un problema, lo capisco benissimo. - Se dobbiamo dirci qualcosa di personale possiamo farlo in italiano, tanto lui non ci capisce un’acca. - D’accordo.