- Pronto? Pronto! - Santo Cielo, no. Il sesso è passabile solo se praticato, altrimenti è un argomento noioso almeno quanto il De substantiis separatis di Tommaso d’Aquino. - Stavi dicendo dei ragazzini e della loro funzione oracolare. Quindi? - Quindi niente. Ovviamente non sanno nulla, ripeteranno a pappagallo le nostre istruzioni; del resto, non peggio di tanti adulti. Su questo dissento dal collega, che si compiace di una simile pagliacciata e la considera il suo personale trionfo: io invece ritengo che sia venuto il momento di eliminare quegli idiotie di sostituirli con forme di vita intelligente. - Hai appena detto che stai cercando di salvarli. - Mentivo, come al solito. Sai, sto pensando di puntare sui delfini, ma mi crea qualche problema la mancanza delle dita. Poi tutti quei fischi e click, ultrasuoni fino a duecento kilohertz, senza contare che qualcuno di loro si esprime in bergamasco stretto e non ci si capisce un’acca. - Non spetta a te occuparti di questo, Azazel. - Ah no? Perdonami, Mikael, ma il tuo signore e padrone si è assentato da tempo dalla storia umana: perciò sì, spetta a me, o quanto meno io mi arrogo il diritto di occuparmene. Nessuno può impedirmelo. - Come pensi di riuscirci? - Sto riflettendo sul mezzo più appropriato, ma credo che opterò per un banale contagio. Il procedimento è di una semplicità disarmante, te lo spiego in due parole: prima diffondi il terrore di un’epidemia con un virus ben congegnato, in pratica una nuova religione. - In che senso una nuova religione? - Il virus che ho in mente racchiude tutte le caratteristiche di un dio laico e terreno: invisibile, ubiquo, equanime, infallibile, immanente, ineffabile, inspiegabile dalla scienza. Per sconfiggerlo adotteranno pratiche liturgiche che diventeranno ben presto un rito sociale, azzerando razionalità e libero arbitrio: indossare mascherine, lavarsi compulsivamente le mani, salutarsi con il gomito, mantenere le distanze. A quel punto li hai già resi idioti e il gioco è fatto: prometti la salvezza eterna, il vaccino, e i poveri stolti si faranno iniettare di tutto, senza rendersi conto di cosa fanno. Il controllo delle case farmaceutiche lo abbiamo da tempo, come sai, per cui la cosa filerà liscia come l’olio. È curioso, ma alcuni umani non vedono l’ora di sterminare altri umani, più o meno due terzi dell’umanità mi pare: l’hanno scritto da qualche parte, ora non mi sovviene dove. In realtà hanno ragione, è ora di fare piazza pulita di quegli imbecilli, ma il mio perverso senso dell’umorismo mi suggerisce di includere fra gli sterminati anche gli sterminatori. - Tu non vuoi eliminare il male, ma la vita. Voi avete sempre odiato la vita. - La vita è sopravvalutata, mio caro, proprio come fenomeno in sé. Non ti pare folle che alcuni umani siano arrivati al punto di teorizzare che le anime dell’inferno non sono del tutto infelici proprio perché, pur in una condizione di sofferenza eterna, conservano il bene dell’esistenza? Bisogna essere pazzi per affermare una cosa del genere. - Non attacca: non mi lascio coinvolgere nella tua logica delirante, fratello. - Delirante! E cosa mi diresti se ti rivelassi anche il resto? Sei molto lontano dall’immaginare la mostruosa sublimità del nostro capolavoro, mio caro. - Cosa può esserci di peggio? - Arriveranno al punto di abbandonare i loro vecchi negli ospedali e nelle cosiddette case di riposo. Gli ospedali accetteranno denaro per affermare, per lo più falsamente, che sono morti a causa del virus. I loro figli e nipoti permetteranno che, per il semplice sospetto del contagio - senza la minima certezza, bada bene -, vengano lasciati morire soli, privi del conforto dei loro cari, e poi infilati, nudi, in un sacco nero e bruciati come se fossero immondizia. Verrà negato loro anche il diritto ad un funerale e ad una sepoltura dignitosa. - Non ci credo, non potranno fare questo a chi li ha generati, allevati e protetti con amore. - E invece sarà così. - Allora sterminali, fratello: sono dei mostri. Annientali, hai il mio appoggio. - Ehi, calmati, fratellino, che ti prende? Non è da te fare questi discorsi. Così mi fai perdere il centro di gravità permanente. - Perché tutto questo orrore? - Perché era necessario metterli alla prova: falliranno miseramente, dimostrando l’errore del Creatore e dandomi finalmente ragione su tutta la linea. - Stai mentendo di nuovo. Chi è come Dio? - Pensala come vuoi: il tempo dimostrerà chi di noi due ha ragione. - Basta, non voglio più ascoltarti, le tue parole sono veleno. - E allora vattene, non ti trattengo: perché resti qui a parlare con me? - Perché mi illudo che tu possa tornare ad essere quello che eri. - Quello che sono è esattamente quello che ero, quello che sarò e quello che sono sempre stato dall'inizio dei tempi. - Eppure io ti ho amato, Luce del mattino.- Una dichiarazione d'amore così sui due piedi? Mi spiazzi. Se vuoi fidanzarti con me, lasciami almeno il tempo di pensarci. Lo sai che anch'io ho sempre avuto un debole per te, ma tu sei sempre stato così serio e abbottonato, fratellino, anche se hai appena ammesso di amarmi. Capisci cosa intendo, vero? - Perfettamente. E quindi? - E quindi, per tornare al caso che ti sta a cuore, voglio venirti incontro senza sbilanciarmi troppo, in nome della nostra antica inimicizia. Partiamo da quello che mi sembra il problema più urgente per te: la femmina gravida. Quella donna è di natura ilica, questo lo hai ben compreso, ma hai sbagliato l’approccio. Qualche ripetizione dalla nostra Lilith ti gioverebbe sotto svariati punti di vista: avrei potuto provvedere personalmente, ma sappiamo che in te prevale la componente maschile. - Vieni al sodo. - Il ricco industriale avrebbe potuto funzionare se il materialismo di quella donna, come si chiama... - Antonia. - Dio santo, che brutto nome. Ad ogni modo, avrebbe potuto funzionare se il suo materialismo la portasse verso il possesso delle cose terrene, ma in lei prevale la seduzione dei sensi. Perciò hai bisogno di assomigliarmi un po’. - Non posso. - Non siamo così dissimili come credi. - Lo siamo invece: profondamente e radicalmente. - Gli angeli vanno sempre in coppia, Mikael: non ti sei mai chiesto perché? Forse tutte le creature, per conoscere se stesse, hanno bisogno di scoprire l'alterità. - Solo Dio si conosce in se stesso, perché è completo. - Indubbiamente, ma tu non sei Dio. E quindi l'altro da te, il termine di paragone, il limite, è fondamentale per sottolineare la tua realtà ontologica di creatura. - Il mio termine di paragone non sei tu. - No? E chi è l’altro elemento della coppia? Chi è il tuo compagno, Mikael? - Non è questa la strada giusta. - Non ce ne sono altre: l’alternativa è lasciare la donna a me. - Non se ne parla neppure. - In verità hai ragione, non so che farmene. Ti propongo uno scambio: tuo fratello in cambio della femmina. Lo preferisco, è un soggetto più interessante. - Mio fratello non si tocca. Devo salvarli entrambi. - Allora non ti resta che seguire il mio consiglio, volente o nolente. Non ci sarà bisogno di assomigliarmi in tutto e per tutto, basterà qualche piccolo accorgimento. Segui gli indizi. - Quali indizi? - Buona fortuna, Mikael. Non posso trattenermi oltre: non senti il suono dello Shofàr? (Un suono monocorde e insistente si diffonde nell’aria). - Non mi pare il suono dello Shofàr: questo mi sembra piuttosto un trillo, uno squillo, un cicalino. - Sì, devo ammettere che manca dell’arcana profondità, maestosità e potenza del sacro strumento. Robaccia elettronica: avevo sconsigliato l’acquisto. Oltre tutto è made in China. - E poi quello che odo non è né tekiàh, né shevarìm, né teruàh: è un suono continuo. - Fastidioso, nevvero? Solo tu puoi farlo cessare. Addio, Mikael. - Quali indizi, Helel? (L’Essere si volta e scompare. Michele rimane solo). - Eli Eli, lema sabachthàni? Mi sono svegliato in un bagno di sudore.