- Michele, hai aperto tu il cassetto del mio settimanale? - No, papà, perché? - Allora dev’essere entrato in casa un ladruncolo: escludo che Teresa possa avere forzato il doppio fondo del cassetto. - Lo escludo anch’io, è ridicola la sola idea. Ma perché dici questo? Ti hanno rubato qualcosa? - Sì. C’erano degli effetti personali in quel doppio fondo. - Roba di valore? - No, niente di speciale. Per questo dico un ladruncolo: altrimenti avrebbe puntato a oggetti preziosi. - Vuoi che sporgiamo denuncia? Ti accompagno dai carabinieri. - Lascia perdere, sarebbe imbarazzante e inutile. È strano però: il cassetto era perfettamente in ordine, come se il ladro avesse avuto riguardo per i miei fazzoletti e i miei calzini. Li ha sollevati, ha aperto il doppio fondo e poi ha rimesso tutto com’era. - Strano davvero, non è nello stile dei ladri rimettere in ordine. Ma come avrà fatto ad aprirlo? Lo hai trovato forzato? - No, anche questo è strano: è come se avesse saputo esattamente in che punto far leva e con quale attrezzo. Non ha rovinato nulla, neppure la serratura. - Papà, capisco che tutto questo sia sgradevole, ma se nel cassetto non c’era niente di importante e il ladro gentiluomo ha rimesso tutto in ordine, forse è meglio che non ci pensi più. Le cose non succedono per caso, probabilmente doveva andare così. - Scusa, Michele, ma non mi piace l'idea che un ladro giri per casa: c'è tua madre, sono preoccupato per lei e per Teresa. E poi non capisco da dove sia entrato: tutte le porte e le finestre sono intatte e le persiane erano chiuse. - Dovremmo prendere un paio di cani da guardia, papà, te l'ho detto tante volte. - Lo so, ma prima c'era quella specie di cane di tuo fratello e lo avrebbero sbranato. - Ora non c'è più. E nemmeno mio fratello. - Già, purtroppo. Mi manca tanto quel ragazzo, il piccolo di casa. - Piccolo? È più alto di me. - Per me è sempre il piccolo. Spero almeno che si trovi bene dai Benvenuti: sono brava gente, li conosco da un pezzo. Però non mi sarei mai aspettato che Emmanuel perdesse la testa per una ragazza così, di colpo, e scappasse di casa. È sempre stato un po' strano, ma mi sembrava legato a noi, soprattutto alla mamma. Helena l'ha presa male, poveretta: ha perso tutta la sua allegria; poi con la tua separazione a poche settimane dal matrimonio... - Ne abbiamo già parlato, papà: non serve ripensarci. Dicevamo dei cani da guardia. - Michele, un ladro, se è deciso ad entrare, non si fa certo fermare dai cani: può drogarli o addirittura ammazzarli. Comunque domani mi muovo per cercare due pastori tedeschi: c'è un ottimo allevamento dalle parti di Gassino. - Buona idea. Ora esco, papà: a più tardi. - Dove vai? - Da Laura: domani è il suo compleanno, le ho comprato un regalo. - Laura mi piace: è una brava ragazza, oltre che una bella donna. Non che Antonia non lo fosse, ma Laura è più giovane e in carne, il ritratto della salute. - Sì, sto bene con lei. - Stai anche riprendendo un po' di peso: eri dimagrito troppo. - Gioco a tennis tutti i giorni e faccio canottaggio, sto mettendo su muscoli, guarda qua. Buona notte, e non preoccuparti per il ladro. Guarda un film con la mamma e fatti un buon sonno, ché domani dobbiamo andare dall'antiquario a trattare la vendita dei mobili. - Sto ancora aspettando una risposta dalla banca. Sinceramente mi aspettavo un po' più di appoggio dagli amici del gruppo Romiti. - Lascia perdere, papà: quelli non sono amici. Dobbiamo contare solo sulle nostre forze e ce la faremo. Ho contattato un antiquario molto serio di via Giolitti, penso che ci porteremo a casa un bel gruzzoletto. - Non credevo di dover arrivare a questo. Sul serio, non credevo. - Papà, è la situazione economica che è cambiata, oltre tutto con la complicità dei nostri governanti. Sono molte le aziende in crisi, mica solo noi; ma ce la caveremo, vedrai. E poi mi hanno proposto un lavoro nuovo. - Che genere di lavoro? - Trading, la moda del momento. Ci sto pensando: potrei affiancarlo alla gestione della fabbrica. Non ti preoccupare, non la abbandono. Una cosa per volta, però: ora pensiamo all'antiquario. - Hai messo in vendita anche il quadro della filatrice? - Purtroppo sì: è un pezzo raro, pregiato. Potremo ricavarne almeno venti milioni. - Peccato, piace tanto a tua madre. - Lo so, piace anche a me. - Dobbiamo fare di tutto per evitare di vendere la casa di Bordighera: tua madre ne soffrirebbe troppo, la adora. - Non la venderemo, papà, sta' tranquillo. - Voglio molto bene a tua madre, anche se ultimamente non gliel'ho dimostrato. - In che senso non gliel'hai dimostrato? - Ero preoccupato, distratto... avevo sempre altro per la testa. - Che c'è, papà? Hai una faccia distrutta, su col morale. - È che mi ero quasi dimenticato quanto sono legato a lei. Ieri, quando sono entrato in casa, l'ho vista seduta sul divano, elegantissima, bionda come un angelo. Assomiglia incredibilmente ad Emmanuel: è stato quasi come vedere lui. Ha alzato la testa, con le mani sporche di colore e un baffo blu sulla guancia: sta seguendo un corso per imparare a dipingere la ceramica e stava finendo di decorare un vaso. Le è riuscito bene, come tutto quello che fa. È strano, è stato come se l'avessi rivista per la prima volta dopo tanto tempo e... - ...e ti sei ricordato che lei è la donna della tua vita. Non preoccuparti, non venderemo la casa al mare: potrà tornarci quest'estate e andare a trovare quella specie di pollaio che sono le sue amiche di Bordighera. - Già: sono insopportabili, è come sentire starnazzare delle oche. - Starnazzano perché sono felici, e noi glielo lasceremo fare. - Buona serata, Michele. - Buona serata, papà. ... - Michele, sei matto? Avrai speso una fortuna. - Indossalo, dai. - Come mi sta? - Sembri una regina. Preparati per uscire, andiamo a bere qualcosa con un paio di amici. - Posso chiederti una cosa mentre mi preparo? - Certo. - Anche a lei facevi tutti questi regali? - No, a lei no. - Perché? - Perché non era la persona giusta per i regali costosi. Mi sarebbe sembrato di comprarla. - E con me è diverso? Non ti sembra di comprarmi? - No, non mi sembra affatto di comprarti: è il mio modo di ringraziarti per il fatto di esserci. - Mi chiudi la cerniera lampo sulla schiena, per favore? - Mi sembra ieri che giocavi in giardino con mio fratello, e adesso sei una bellissima donna di ventidue anni. - Non è che giocassimo poi tanto: io sono più grande di lui. - Lo so, ma non di molto. - Michele, c'è una cosa che voglio sapere. Forse tu credi che io sia una stupida, ma non lo sono fino al punto di non essermene accorta. - Io non ti considero affatto una stupida. - Sei ancora innamorato di tua moglie? - Non lo so, Laura. Io sono un tipo pratico, lo sai. Non mettermi in difficoltà, sto attraversando un momento molto complicato. - È complicato perché pensi ancora a lei. - È complicato da molti punti di vista. - Capisco. Posso accettare che tu le voglia ancora bene, in fondo era tua moglie e siete stati insieme per tanti anni; però non posso accettare di non sapere cosa sono per te. Perciò dimmelo, oppure non ci rivedremo mai più. - Laura, io... - Sì, Michele? - Non sono bravo con le parole. Tu sei in un certo senso il mio risarcimento per tutte le cose brutte che mi stanno capitando. - Mi sta bene, è una cosa bellissima. Posso darti un bacio? - Certamente. - Però, per favore, riprenditi il girocollo: lo so che non stai cercando di comprarmi, ma gli altri lo penseranno, e forse finirò per pensarlo anch’io. È magnifico, ma non posso accettarlo: rimettilo nella custodia. - Mi dispiace, non credevo di offenderti. - Non mi hai offesa, Michele. - Ti stava così bene: non puoi indossarlo almeno per stasera? Per favore. - E va bene: aiutami a chiudere il fermaglio sulla nuca. - Sei stupenda. Andiamo.