Durante il viaggio di andata guidavo io, male come tutti gli ubriachi, ora premendo troppo sull’acceleratore, ora rallentando insensatamente, mentre lei, un po’ divertita un po’ preoccupata, mi diceva di stare attento alla strada; man mano che ci allontanavamo dal mondo conosciuto, inoltrandoci nel paesaggio surreale delle crete senesi, la mia ebbrezza cresceva: accarezzavo con lo sguardo i mezzi toni di quelle terre biancastre disegnate dai solchi di pettine degli aratri, il dorso ondulato dei colli sormontati da piccole macchie di cipressi come creste di dinosauri biondi addormentati. Ad un bivio imboccai per sbaglio una stradina secondaria che si arrampicava su per le colline e si perdeva fra boschi di querce e castagni. Adoro perdermi, e non riesco ad immaginare esperienza più beatificante che perdermi con lei. Abbiamo sbagliato strada, le dissi, non so dove stiamo andando; lei appoggiò la testa sulla mia spalla e mi disse sorridendo vai avanti, da qualche parte arriveremo. Erano le parole che avevo sperato con tutto il cuore di sentirmi dire da qualcuno, letteralmente la password da cui avrei riconosciuto la donna della mia vita. In quel momento la amai di un amore assoluto. Mentre procedevamo a caso sentivo di essere così felice da stare male. Era quella la risposta, era quello il senso della vita: andare avanti così con lei senza sapere dove. Le cose sono molto cambiate da allora, ma ancor oggi penso che, se solo mi fosse possibile rapirla e far perdere le nostre tracce, viaggerei con lei nel nulla fino alla morte, senza provare il minimo rimpianto per tutto il resto. Quella consapevolezza mi atterriva: sapevo che se avessi commesso il minimo errore sarebbe stata la fine di tutto. Il cuore mi batteva all’impazzata. Ad un tratto accostai e mi fermai in una piccola radura fra due enormi querce da sughero; in quel momento lo stereo dell'automobile trasmetteva Vivaldi: avevo scelto una colonna sonora tutta di musica classica per quel viaggio indimenticabile. Ho bisogno di carburante le dissi; lei obiettò che il serbatoio era quasi pieno, poi comprese e sorrise. La baciai ininterrottamente per tutto il primo movimento dello Stabat Mater. Arrivammo a destinazione che era già buio.