Colonna sonora n. 2 Arriva inaspettato, senza giustificarsi. Fisicamente mostra i segni della rinuncia a cercar di sembrare quello che non è: i suoi capelli nerissimi sono più lunghi; niente giacca e cravatta: indossa un maglione nero e blue jeans. Sa che lei è sola. Gira per casa commentando con ironia distaccata la sua vita, curiosa nelle pentole, si siede. Non si degna di spiegare cosa lo abbia spinto lì, non ce n’è bisogno. È, come sempre, insoddisfatto e indifferente, a metà fra il mistico e il maniaco. Lei gli offre un aperitivo e qualche scusa banale, ora è tutto diverso eccetera eccetera. Lui è grosso e scuro, di una bellezza invadente; beve un sorso di aperitivo, appoggia sul tavolo le braccia pesanti nel maglione nero, parla con tono di voce piano, tranquillo. Non è una cosa seria vivere. Se sapessi soffrire soffrirei del fatto che gli altri soffrono per cose di cui io non soffro; da tempo immemorabile le ho classificate come necessarie nella perfetta logica del nulla. Agisco a caso solo perché non posso stare sempre fermo; le mie azioni hanno la sola razionalità del disordine. Quasi senza badarci le dice avevo pensato di uccidermi, ma non sarebbe una cosa seria. Si alza per andarsene. Lei lo ferma, lo invita a pranzo, è sola fino a sera. Gli dice stai bene con i capelli così. Lui si guarda attorno distratto, ride, non sai proprio fingere sorellina. Se la fa sul tavolo, vestito. Non la bacia mai sulla bocca. Gli piace umiliarla. Mentre si riabbottona i pantaloni le dice che sta con un’altra, una bellissima naturalmente. Lei non risponde, è sicura che tornerà. Assiderato dal suo stesso gelo, senza il calore della sua piccola puttana è morto.