ORONZO Bastiano: Allora Emilio, hai capito bene la caratterizzazione da dare al personaggio? Emilio: Certo: è un regista impegnato, il solito intellettuale velleitario che pensa di essere Tarantino solo perché ci butta dentro un po’ di violenza e qualche colonna sonora un po’ stravagante. Elettra: Non me lo rendere caricaturale però: ti voglio sobrio e credibile come solo tu sai essere. Emilio: Ti ringrazio, Elettra, lo sai che non ti deluderò. Bastiano: Quanto a te, Nicola, come sai, il protagonista è un personaggio muto, quindi è tutto affidato alla tua mimica: un ruolo particolarmente impegnativo. Metticela tutta. Nicola: Ho interpretato parti ben più di spessore nella mia carriera. Elettra: Eh ma non me lo devi sottovalutare: si fa presto a scadere nel dopolavoristico. Hai presente la tipica atmosfera da teatro amatoriale? Nicola: Certo, per carità. Elettra: Ecco, è proprio quella che dobbiamo evitare: noi siamo dei professionisti. Perciò occorre la massima concentrazione. Nicola: Okkey. Bastiano: Pinuccio, a te tocca l’ingrato compito di sostituire i ragazzi del coro, che purtroppo hanno dato forfait all’ultimo minuto, mannaggia a loro. Abbiamo fatto solo una prova, cerca di arrangiarti come puoi. Pinuccio: Farò del mio meglio. Elettra: Praticamente interpreti la coscienza del protagonista, il suo tormento interiore. Ti raccomando soprattutto la scena finale del compianto funebre: dev’essere straziante. Pinuccio: Mi impegnerò al massimo. Bastiano: Bravo Pinù, sei una roccia. In scena, ragazzi: si sta aprendo il sipario. Tutti in coro: Merda, merda, merda! Regista (Emilio): Era una giornata di fine maggio il sole tramontava in un trionfo di porpora e d’oro e Oronzo, come sempre, stava giocando a pallacanestro nel pollaio. Bastiano (da dietro le quinte): Bravo Nicò! Così, fatti sotto… Elettra (idem): Più impegno, più impegno! Vai a canestro… Coro (Pinuccio): Giocava con impegno con piacere con entusiasmo ma senza gioia. Giocava perché questo era il senso stesso della sua vita inutile. Giocava perché sì giocava perché no. E infatti, a un certo punto, smise. Regista (Emilio): Perché lo aveva fatto? Stava per fare canestro. E dunque, perché? La domanda lo tormentava come una giraffa sul cruscotto. Coro (Pinuccio): Chi era? Da dove veniva? Dove andava? Avrebbe mai potuto giocare di nuovo? Poteva riprendere in mano il pallone Regista (Emilio): Ma non lo riprendeva. Coro (Pinuccio): Poteva correre attraverso il pollaio… Bastiano (da dietro le quinte): Fermo Nicò, caschi giù dal palcoscenico… Regista (Emilio): Ma non lo faceva. Coro (Pinuccio): Poteva lanciare la palla lontano. Regista (Emilio): Lontano, più lontano… Bastiano (da dietro le quinte): Piano Nicò, non addosso al pubblico! …ancora più lontano molto al di là della rete al di là delle galline, nel fiume, nel fango nella squallida, schifosa melma del pantano. Coro (Pinuccio): E fu allora che si chiese: "Ma perché dovrei farlo?" Regista (Emilio): Una tristezza profonda lo invase e per scacciarla si mise a leggere; ma non aveva libri né giornali… Elettra (da dietro le quinte): Tira fuori il quaderno degli appunti di matematica! Regista (Emilio): …e nemmeno gli appunti di matematica. Intorno a lui non c'era assolutamente niente. Coro (Pinuccio): Poteva però contare i polli. Regista (Emilio): I polli li aveva già contati: erano esattamente 861. Ma c'era una possibilità esaltante, alla quale non aveva pensato: poteva ricontare tutti i polli. Coro (Pinuccio): A quella prospettiva Oronzo provò un brivido di gioia e un conato di vomito. Regista (Emilio): Ne contò 10. Poi altri 25. Poi ne aggiunse 73. Poi otto. Poi 21. Poi, dopo un'ora, si fermò, perché aveva perso il conto. Coro (Pinuccio): Era forse un idiota? Regista (Emilio): Ma Oronzo rise rise di se stesso, rise dei polli rise della giornata di maggio, rise del sole e degli alberi rise stupidamente, rise con decisione rise con fermezza, rise virilmente minacciosamente, furiosamente (Si sentono le risate sempre più sconclusionate di Nicola) fino a morirne. Coro (Pinuccio): Mentre cadeva a terra si chiese: "Ma perché dovrei morire?" Sennonché non riuscì a farne a meno. Regista (Emilio): Intorno al suo corpo si radunarono i polli e presero ad annusarlo calpestandolo delicatamente con le loro zampette avanti e indietro avanti e indietro intonando un lungo commosso compianto funebre. Coro (Pinuccio): Ohiohi, ohiohi, ohiohi, ohiohi ohiohi, ohiohi, ohiohi, ohiohi, ohi-ohi, ohiohi. Ohi-ohi, ohi-ohi. ohiohi, ohiohi, ohiohi, ohiohi, ohiohi ohiohi, ohiohi, ohiohi ohi ohiohi. Pausa. Bastiano (da dietro le quinte): Tirati su, Nicò: la scena è finita. Ohiohiohiohiohiohi… Elettra (da dietro le quinte): Contrordine, Nicola: ributtati giù. Ohiohiohiohiohiohi… (Ad libitum). Elettra (da dietro le quinte): Pinuccio… ehi Pinuccio, psssst! Bastiano (idem): Pinù, che minchia fai? La scena è finita… Pinuccio!!! Ohiohiohiohiohiohi… (Fischi e proteste dal pubblico) Elettra (da dietro le quinte): Sipario, ragazzi! Sipario!! Bastiano (idem): Che figura di merda… Ohiohiohiohiohiohi… Elettra (idem): Sta’ giù, Nicola, sei morto, non puoi alzarti… Ma che fa? Bastiano (idem): Minchia, ha dato un calcio nel sedere a Pinuccio. (Silenzio improvviso). (Il pubblico applaude fragorosamente). Elettra (da dietro le quinte): Bastiano, li senti? La scena è piaciuta. Vieni con me, andiamo a prenderci gli applausi. Bastiano (idem): Mi faranno venire un infarto, ‘sti minchioni…