Bastiano: Quello che sto cercando di dirvi è che bisogna trovarsi... capite... trovarsi tutti assieme per lavorare... Il resto viene di conseguenza. Tommaso: Ma noi già ci troviamo. Il punto è un altro, cioè che cazzo, è che qui non sappiamo cosa fare, su cosa lavorare, questo è il problema. E che cazzo. Bastiano: Non m’hai capito. Cioè. Volevo dire... Emilio: Io la mia opinione l’ho già detta l’altra volta, ma c’erano solo quattro di voi. Però credo che m’abbiano capito, almeno. Certo per farsi capire a volte bisogna insultare, ma così almeno ci si chiarisce una volta per tutte. Cinzia: Io non c’ero, non lo so cos’hai detto. Emilio: Cioè, a me non mi va di stare a ripetere tutta la scena, anche perché mi sentirei un casino male. Non è che ce l’ho con Elettra che ha scritto il testo. Cioè in sostanza ho detto che a me non mi frega un cazzo di fare spettacolo con voi, io voglio fare teatro, che è diverso. Mino: A me... pare... che il problema... stia... sia... insomma... una questione di scelte. Fare teatro... è... può essere... una scelta di vita... Perché di teatro ce ne sono quattro tipi... che sono... rozzo... spontaneo... sacro... e morale. È un problema di scelta di vita... Guardate ad esempio Judith Malina... lei, insomma... era... è stata... allieva di Grotowski... Pinuccio: Scusa, non ho capito la differenza tra rozzo e spontaneo. Mino: Cioè, è implicita. Ho qui degli appunti che... se volete... posso leggervi. Bastiano: Un momento, io credo che forse... Cioè, non so se mi so spiegare... Cioè, preliminarmente dovrebbe esserci un altro problema... cioè quello della disponibilità, dell’impegno collettivo... Cioè, io mi chiedo, quanti di noi sono disposti a garantire una presenza costante? Tommaso: Che vuol dire la presenza? Anche adesso siamo presenti. Ogni volta che ci siamo siamo presenti. Bastiano: Non mi sono spiegato. Io volevo dire la presenza per fare sul serio. Tommaso: Continuo a non capire. Elettra (irritata): Forse Bastiano voleva dire la presenza costante alle prove. Bastiano: Cioè, no, non del tutto. Io volevo dire la presenza nel senso dell’impegno... mi capite? Tommaso: Vabbe’, ho capito, però tu non tieni conto... Pinuccio: Non ho capito. Secondo te, allora, per essere presenti bisogna lavorare? Allora uno non lavora se non fa qualcosa di concreto? Bastiano: E certo, Pinù! Pinuccio: Ma non è vero. Non è affatto vero. Bastiano: Cioè cazzo Pinù, se non c’impegniamo che cazzo ci stiamo a fare qui? Pinuccio: Non c’è bisogno di impegnarsi per essere presenti e non c’è bisogno di essere presenti per impegnarsi. Emilio: Io vi ripeto il mio discorso: se siamo qui per fare sul serio, bene, ma se siamo qui per perdere tempo, non ci sto. Io voglio fare teatro, non spettacolo. Cinzia: Scusa Emilio, ma in che senso? Emilio: Guarda, te lo spiego con un esempio: un libro si può leggerlo, oppure leggerlo. Capita la differenza? Cinzia: Cioè, credo di avere afferrato... Cioè, guarda che non è mica chiaro, eh. Emilio: Te lo spiego con un altro esempio: uno si può impegnare così o così. Capisci? Cinzia: Cioè... Bastiano: E certo, ma che cazzo, è quanto vado dicendo da un’ora! Tommaso: Vabbe’, d’accordo, ma allora non mi sono spiegato io: impegno, presenza, tutto okay, ma su cosa? Bastiano: Come, su cosa? Su quel che facciamo. Tommaso: Appunto, cosa facciamo? Bastiano: Ma... ci troviamo! Ci si trova, si fa, si vede tutti assieme. Cioè, ci si trova, e dall’esperienza comunitaria nasce qualcosa. Mino: Perché... hai presente il Living... quella era gente che... cioè, proprio ci viveva per il teatro... e vivevano assieme, cioè proprio a livello di comune... Emilio: Certo, vita in comune e concezione mistica dal teatro. Elettra: Stronzate. La grandezza del Living si chiamava Julien Beck. E Grotowski, se uno si azzarda ad esprimere un dubbio, lo sbatte fuori a calci in culo. Bastiano: Be’, e questo che c’entra? Elettra: C’entra. Mica penserete per caso che stiano a sparar cazzate come noi. C'hanno un training della Madonna, al Laboratorium. Bastiano: Be’, ma, e con ciò cosa vorresti dire? Elettra: Poche balle, ragazzi: l’arte è un fatto individuale e non collettivo. Sono i registi che fanno il teatro. Tommaso: Cioè, io voglio dire una cosa: se cominciamo con idee di questo genere è meglio smettere subito. Elettra: Devo castrarmi per far piacere alla collettività? Bastiano: Ma chi ti castra, Elettra? Elettra: "Eppure bevemmo qualche birra a Venezia e a Wroclaw"… Si sdraia addosso a Emmanuel. Bastiano: Il punto secondo me è un altro: che non c’è impegno. Ora io mi domando: siete disposti a impegnarvi? Tommaso: E ridalli con l’impegno! Ma che cazzo, Bastiano, l’hai già chiesto prima e ti ho già risposto: impegnarsi su cosa? Bastiano: Ma aspetta un momento, sant’Iddio, e che cazzo! Prima sentiamo se c’è questa disponibilità. Tommaso: Da parte mia... nei limiti del possibile... compatibilmente con tutti i miei impegni... Tutti assentono. Elettra: Insomma, se non ho capito male, fare teatro viene dopo altri quindici o venti impegni, se resta tempo e voglia. Sentili, quelli che si ispirano al Living e a Grotowski! Bastiano: Dai, Elettra, siamo realistici: un giorno ci guadagneremo il pane, e non col teatro... Elettra (avvolgendosi intorno a un dito i capelli di Emmanuel): E lo vieni a dire a me? Siete voi che volete l’esperienza mistica. Io i miei trip mistici me li faccio in privato. Emilio: Sapete? Non credo che farò più teatro con voi. Bastiano: E perché? Emilio: Io voglio impegnarmi al cento per cento. Il sessanta non mi sta più bene. Starà bene a voi, ma a me no. Pinuccio: E allora te ne vai. Emilio: Cioè scusa, non ho capito: me ne vado? Pinuccio: Se non ti sta bene sì, te ne vai. Emilio: No, adesso tu mi spieghi, pretendo che mi spieghi per quale cazzo di motivo me ne dovrei andare! Pinuccio: Perché a te non sta bene quello che a noi sta bene. Emilio: Cioè, ma è roba da pazzi, ma allora non avete capito un cazzo! Ma cosa ho parlato a fare, se manco mi avete ascoltato? Io vorrei sapere chi di voi mi ha ascoltato! Serenella: E dai, Emilio, non farla tanto lunga! Emilio: Eh no, adesso voglio sapere. Avanti, Serenella, ripeti quello che ho appena detto. Serenella: Eddai... Emilio: Visto? Non lo sai ripetere! Parlo al muro. Serenella: Ma vaffanculo, Emilio. Emilio: Adesso voglio chiarirmi una volta per tutte. State bene a sentire: anzitutto io esigo di avere il diritto di cambiare idea, perché la coerenza è una virtù del cazzo. Pinuccio: Benissimo. Però i tuoi cambiamenti te li tieni per te. Emilio: Senti Pinuccio, cerca almeno di non essere ipocrita, cazzo. Mi stai dando del dittatore? Pinuccio: In pratica sì. Elettra (usando le ginocchia di Emmanuel come poggiatesta): Non è che vuole fare il dittatore, è che non vuole subire la dittatura della maggioranza. Emilio: E poi reazionario a me non me lo dice nessuno! Coglione, magari, ma non reazionario. E che cazzo. Nicola: Cioè, scusate, volevo dire una cosa anch’io. Cioè a me pare, cioè credo che il problema, ora come ora, sia più che altro di contenuti. Bastiano: In che senso, scusa? Nicola: Cioè, volevo dire questo: cioè è chiaro che un minimo di impegno ce lo metteremo, come ce l’abbiamo sempre messo. Ora il nostro problema è trovare, cioè trovare, un punto d’incontro, cioè insomma capire che tipo di teatro vogliamo fare. Cioè, proprio a livello di contenuti. Tommaso: Ma che cazzo, se è mezz’ora che lo sto chiedendo: impegnarsi su cosa? E voi continuate a sparare un sacco di cazzate! Nicola: Cioè, del resto non è il risultato che conta, ma l’essere stati bene assieme, cioè, è questo l’importante. Elettra: Eh no: a me interessa il risultato. Emilio: Ma il risultato viene dopo. Elettra: Bisogna averlo chiaro in mente fin dall’inizio. Bastiano: Quello non è il risultato, è l’obiettivo. Elettra: Vabbe’, l’obiettivo. E qual è il nostro? Nicola: Cioè, secondo me sarebbe meglio fare un giro d’opinioni. Chi vuol cominciare? Emilio: Io so benissimo cosa voglio: qualcosa di violento e insieme lirico. Alla Pasolini. Elettra: Quale Pasolini? Emilio: Be’, se vuoi, un misto tra “Salò” e “Il fiore delle mille e una notte”. Bastiano: Scusa Emilio, cosa di Pasolini? Emilio: Ma no, dicevo così per dire. Mino: A me non mi pare... cioè... forse Pasolini... Tommaso: Cioè cazzo, si fa presto a dire Pasolini! Emilio: Ma no, ho detto Pasolini per rendere l’idea! Non è che voglio mettere in scena Pasolini! Nicola: Cazzo, però sarebbe formidabile recuperare Pasolini adesso. Cioè, Pasolini è sempre Pasolini. Cioè, è un’idea. Bastiano: Sì, però Pasolini si porta dietro tutta una problematica anni sessanta... Emilio: Cazzo ragazzi, basta! Ho detto che era solo un esempio! Nicola: Cioè, io ancora non ho sentito altri pareri oltre a quello di Emilio. Chi vuol parlare? Tu che dici, Kellermann? Emmanuel (raccogliendo le palle sotto al tavolo): Eh? Emilio: Io torno a dire che sono disponibile. Anche solo al sessanta per cento. Cioè, però mi riservo di mollare tutto se non mi soddisfa. Mino: Io mi riallaccerei a quanto... si diceva prima... Cioè se vogliamo un teatro sacro... poniamo... o uno morale... o... Tommaso: A me basta sapere cosa si farà. Bastiano: Ma io proprio non so che dire, non ti capisco... Niente, si vede che stasera non riesco proprio a spiegarmi, che cazzo... ti ho già risposto! Tommaso: Ma che cazzo, Bastiano, non hai fatto altro che ripetere che si farà, si farà: cosa si farà? Bastiano: L’ho già detto: si farà quello che verrà fuori dalla nostra esperienza collettiva... Tommaso: Ma cosa ne verrà fuori? Bastiano: E che cazzo ne so?